OLTRE I VAGHI ED AMBIVALENTI ESITI, PER NULLA TECNICI, DEL TAVOLO MINISTERIALE SULLA CANNABIS TERAPEUTICA.

Abbiamo aspettato con trepida pazienza una qualche forma di chiarezza sugli esiti dell’incontro del 25/05/2022 al Ministero della Salute tra alcune associazioni di Pazienti e il Sottosegretario Andrea Costa per il Tavolo Tecnico sulla Cannabis Terapeutica. Tavolo a cui invitati dall’Associazione CCS avevamo presentato alcune evidenti criticità italiane sulla Cannabis Terapeutica, che di seguito riportiamo per completezza di ragionamento:

“-Contributo alla Riflessione per il Lavori del Tavolo Tecnico Ministeriale sulla Cannabis Terapeutica-
Mi è stato chiesto dall’Associazione C.C.S. di fornire degli eventuali spunti di riflessione per la discussione sulle Politiche in tema di Cannabis Terapeutica che avverrà nel Tavolo Tecnico Ministeriale convocato in data 25/05/2022.
Basandomi sulla mia esperienza di Paziente in Cura con la Cannabis, sulla mia esperienza professionale di Psicologo e, non da meno, sul lavoro portato avanti da vari anni con 0nAir Magazine sui temi della Medicina del Sistema Endocannabinoide e più in generale del Diritto di Cannabis, per quello che possono valere, ho proposto all’attenzione del Tavolo Tecnico queste 3 considerazioni che riguardano:
1) L’Esigenza di Politiche Attive di Formazione sulla Medicina del S.E.C., di Integrazione Effettiva delle Conoscenze Medico-Scientifiche sui Cannabinoidi nel Sistema Sanitario Nazionale e Percorsi per “Convenzionare e Accreditare” maggiormente le preparazioni a base di Cannabis con il S.S.N.
L’attuale regolamentazione medico-sanitaria dei preparati magistrali a Base di Cannabis, e la relativa Legislazione speciale, ne fanno ancora oggi un “corpo estraneo” rispetto al Sistema Sanitario del nostro paese nel suo insieme, al suo corpo di procedure medico-sanitarie e persino rispetto ai protocolli clinici di quelle U.U.O.O. che trattano patologie, trattabili anche con Cannabis, per cui è pure previsto l’impiego di Farmaci (oppioidi, FANS, Anticonvulsivanti…) che pure sono soggetti ad una legislazione stringente;
I particolari criteri di erogabilità infatti ne limitano fortemente l’uso reale nelle nostre Unità Ospedaliere, riservandolo effettivamente alla cura di pazienti refrattari alle terapie convenzionali.
Questo fa si che solo come “ultima ratio terapeutica” sia possibile accedere a questa forma di terapia e spesso solo dopo avere sperimentato sulla propria pelle gli effetti collaterali e/o l’inefficacia delle Terapie Farmacologiche Convenzionali e Accreditate. Con grave aggravio di sofferenza per i pazienti e di spese per il Sistema Sanitario.
Occorre quindi riadeguare, aggiornandolo, il quadro nazionale legislativo di riferimento (Decreto Lorenzin), dando sicuramente seguito a quel criterio di aggiornamento biennale basato sul E.B.M.,
già presente nella normativa, e snellendolo e semplificandolo in modo da permettere il ricorso alle Terapie con la Cannabis, da parte delle U.U.O.O. del nostro paese, anche come prima e migliore scelta terapeutica in base al quadro clinico e non condizionata all’inefficacia delle Terapie Farmacologiche Convenzionali e recependo così gli indirizzi internazionali in questo senso;
2) La Necessità di Riequilibrare la disparità di trattamento tra le Regioni in Tema di Erogabilità delle Preparazioni a base di Cannabis.
Occorre una Azione Ministeriale, nell’ambito del quadro nazionale di riferimento, per rendere più omogeneo, pur nel rispetto delle autonomie regionali, il Recepimento delle Indicazioni a Carico del Servizio Sanitario Nazionale già previste dal DM 9 Novembre 2015.
Il semplice dato che ad oggi esistano alcune regioni che non lo hanno ancora recepito o che ne abbiano recepito le indicazioni ministeriali in maniera molto ridotta, è indicativo dell’urgenza di una azione in questo senso, che vada a “riparare” quel principio costituzionale di Eguaglianza e Parità di Trattamento che attualmente appare gravemente leso;
3) Il bisogno urgente di un Riadeguamento del Piano Nazionale di Approvvigionamento della Cannabis Terapeutica e l’avvio di Nuovi Progetti di Produzione di Cannabis Terapeutica, capaci di gestire la crescita della domanda, anche nella forma di Partenariato Sociale (vedi Modello Fondazione Daya in Cile).
La drammatica difficoltà di migliaia di pazienti a reperire la Terapia a base di Cannabis cui pur hanno diritto ripropone infatti la necessità di affiancare in tempi brevi al regime di Concessioni rivolto alle Aziende da parte dello Stato, un Sistema di Autorizzazioni alla Coltivazione per fini Terapeutici rivolto a Singoli Cittadini e alle Associazioni di Pazienti che legittimamente lo richiedano; solo così, in attesa di una riforma della L.309 del 1990, si può immaginare di porre rimedio, in tempi non biblici, alla carenza di disponibilità farmaceutica del prodotto nel territorio italiano e solo così si può dare senso immediato oltre che alla battaglia di diritto di tanti pazienti, anche, con tutto il rispetto, al lavoro e alla funzione di questo Tavolo Tecnico.
Cordiali Saluti e Buon Lavoro
Non ci aspettavamo certo svolte eclatanti e repentine rispetto alla gravità dei problemi in tema di politiche sanitarie sulla cannabis Terapeutica in Italia. Ma sinceramente speravamo si imboccasse la strada giusta, muovendosi in direzione di una presa di coscienza reale, da parte del Ministero, della sostanziale inefficacia della attuale regolamentazione sanitaria della cannabis terapeutica e dell’esigenza di dare impulso a nuove Politiche Sanitarie in Tema di Medicina del sistema Endocannabinoide.
E invece no, quello che è successo, o per meglio direnon successo”, ci rimanda il senso di una delusione che va ben oltre l’ennesima occasione sprecata. Ci consegna qualcosa di più profondo: una disillusione definitiva sulle possibilità di ottenere, in tempi medi e con questi mezzi, una reale applicazione del Diritto di Cura con Cannabis Terapeutica.
La dinamica che ha visto coinvolte, da un lato del Tavolo, le Associazioni nella richiesta di Autorizzazione alla Coltivazione per fini terapeutici, e il Ministero, dall’altro lato, a fornire una specie dinulla osta verbale”, ricorda troppo quella dei bambini che ottengono un mezzo permesso verbale dalla maestra per andare da soli a giocare in palestra dopo il compito…..
Nessuna assunzione di responsabilità da parte dell’istituzione. Tranne il ribadire che le procedure per la concessione di Licenze per la Produzione di Cannabis Terapeutica sono già in moto e saranno espletate a norma di Legge nei tempi dovuti.
Intanto però i Pazienti rimangono senza terapia. I bambini non fanno educazione fisica. Se non si fa tanto casino però ci si può arrangiare.
Le Associazioni, zitto tu e zitto io, possono anche coltivare per venire incontro alle esigenze dei propri associati e coprire in parte i vuoti del Sistema Sanitario Nazionale. Basta che non si sappia troppo in giro chiaramente……
E questo è quello che, poco più o molto meno, è avvenuto al Cavolo, ops scusate, Tavolo sulla Cannabis………
Oltre… c’è e rimane la necessità di una forma di controllo puntuale e partecipato sulla reale attuazione della attuale normativa sulla Prescrivibilità ed Erogabilità della Cannabis Terapeutica in Italia.
Che vada oltre appunto la logica dei Tavoli Ristretti più o meno tecnici e che si ispiri ad un diverso modello organizzativo/partecipativo; tipo Osservatorio Permanente* o Consulta Nazionale*.
Perchè il dato di realtà indica che, nonostante le leggi, i decreti, i riferimenti scientifici e le fonti accreditate, nonostante le riclassificazioni dell’OMS e le Prospettive Mediche in Medicina Umana, la Medicina del Sistema Endocannabinoide e la regolamentazione della Cannabis Terapeutica in Italia rimane, per troppi motivi, un corpo estraneo al più generale Sistema Sanitario.
Occorre quindi d’altro canto che le iniziative portate avanti per il Diritto di Cura con la Cannabis, siano il più possibile aperte, partecipate e rappresentative della diffusa e capillare condizione di discriminazione che è inerente ad ogni paziente in cura con Cannabis e che si avverte più pesantemente a seconda del contesto regionale in cui si vive.
Natural Born Healer
Le azioni troppo parcellizzate infatti, nonostante l’impegno delle Associazioni e dando per scontata la buona fede di ognuno, producono risultati troppo ristretti, esiti ambivalenti, ottenimenti nulli. E soprattutto nessun reale avanzamento del Diritto dei Tanti Pazienti Italiani di Cannabis.
Tanto Fumo (per niente buono) e poca Cannabis Terapeutica.
Possono forse dare qualche personale illusoria sensazione di realizzazione per i diretti partecipanti, ma in genere sonoestasiche durano poco. Niente a che vedere con il senso di soddisfazione profonda che viene dalla Consapevolezza di avere fatto avanzare, anche di un millimetro, la REALIZZAZIONE di un DIRITTO di TUTTI. >
*
Esseì from 0nAir Island >*

Leave a Reply

Your email address will not be published.