Le Evidenze Scientifiche sono lampanti.
Certo è che ad oggi in Italia la possibilità di curarsi legalmente con la Cannabis e di trattare il dolore con i principi attivi di questa pianta è, se non inesistente, quantomeno sostanzialmente virtuale.
Lo sanno bene i tanti che c’hanno provato e che ci provano con le cosidette “ricette bianche”, prescrizioni mediche a proprio carico che il più delle volte si scontrano con la carenza di prodotto nelle farmacie e con la difficoltà quindi di garantirsi la fondamentale “continuità terapeutica”, oltre che con i costi esorbitanti dell’approvvigionamento e con i pregiudizi e la disconoscenza della natura dei Cannabinoidi anche nell’ambiente medico-sanitario dei cosiddetti “addetti ai lavori”.
Così come lo sanno benissimo i pochissimi pazienti con Piano Terapeutico a carico del SSN e con la cosidetta, ambitissima, “ricetta rossa”.
Quelli che il più delle volte hanno dovuto affrontare odissee personali per il riconoscimento del proprio Diritto a questa Cura. Sfidando oltre che gli stereotipi, i pregiudizi e l’ignoranza di cui sopra, anche la resistenza diffusa del Sistema Sanitario.
Persone che hanno affrontato e affrontano sulla propria pelle la sofferenza della privazione della propria migliore Terapia e che sono state costrette quasi ad esibire, in barba ad ogni criterio di PRIVACY, le proprie patologie e gli effetti collaterali devastanti delle opzioni terapeutiche precedentemente sperimentate e gentilmente offerte dal SSN, prima di vedersi riconosciuto l’elementare Diritto alla Scelta della Cura che è virtualmente sancito dal nostro ordinamento.
Si, perché nonostante l’impegno lodevole di attivisti e di qualche associazione (alcune anche a “conduzione familiare” perché nate appunto da una storia individuale) la realtà generale rimane quella di un sistema medico-farmacologico del secolo precedente.
Centrato per esempio sull’uso massivo di oppiacei nella Terapia del Dolore, i cui effetti “secondari” sono tristemente noti alla comunità scientifica internazionale (tanto che negli Stati Uniti il loro uso, anche di quelli di “nuova generazione”, è stato fortemente stigmatizzato per le terribili conseguenze sociali), e assolutamente dis-in-formato sulle evidenze scientifiche (neuro-biologiche) sul ruolo degli endocannabinoidi e dei derivati della Cannabis nella modulazione e nel controllo del dolore ( neuropatico, oncologico,osteoarticolare).
Segnato ancora diffusamente dal pregiudizio ideologico proibizionista a tal punto da avere sviluppato una sorta di grottesca e oscura forma di “obiezione di coscienza” sulla Cannabis Terapeutica !!
Capita cosi, anche nelle Unita Operative Ospedaliere di Terapia del Dolore di imbattersi in medici che pur conoscendo in teoria gli aggiornamenti scientifici di settore, hanno difficoltà a percorrere la via terapeutica e la clinica dei Cannabinoidi; come se avessero introiettato a tal punto l’”oggetto persecutorio proibizionista” a tal punto da non riuscire a concepire la natura stessa delle evidenze neurobiologiche sulla cannabis.
Eppure sempre più studi internazionali sul trattamento del dolore indicano l’opportunità di ricorrere alla Cannabis addirittura come prima scelta terapeutica. Proprio per l’assenza di effetti collaterali velenosi come quelli derivati dagli oppiacei.
Mentre qui in Sicilia l’oppiaceo scorre ancora a fiumi. Perché curare il proprio dolore con il Depalgos, o con il Targyn, più o meno alla lunga sicuramente ti devasta, però magari non hai effetti collaterali sociali e anche per il Medico è tutto più facile. Ti portano a casa il farmaco, paghi il ticket, pochi euro anche per i non esenti, ed il gioco è fatto. E milioni di confezioni di oppiacei continuano ad essere dispensate a milioni di cittadini, per la felicità di informatori scientifici e case farmaceutiche.
La Cannabis Terapeutica invece può veramente migliorarti la vita. E, se hai patologie di un certo tipo, può contribuire a migliorare sensibilmente il tuo quadro clinico senza alcun effetto collaterale negativo ai danni di altre parti o funzioni del tuo organismo.
Non è un caso che i “bugiardini” degli oppiacei contengono chilometri di controindicazioni, interazioni pericolose, effetti collaterali ed effetti paradosso; mentre sulla Cannabis, anche nelle Linnee Guida di Somministrazione del SSN, esiste solo qualche precisa precauzione d’uso senza peraltro che sia presente in nessun caso un rischio di reazione avversa letale. Questo perché oggi sono universalmente noti i meccanismi di smaltimento del THC e la sua natura neurobiologica non tossica, non velenosa, ma protettiva.
Avere legalmente accesso ad una Terapia a base di Cannabis però è tutta un’altra storia. E’ anche quella una scelta che può cambiare la tua vita, ma in peggio. Può costringerti ad affrontare il peso di un micidiale meccanismo istituzionale di negazione e di impedimento, con il carico del giudizio sociale, dei meccanismi di etichettatura, di esclusione, di marginalizazione.
Gli Effetti Secondari Sociali dell’Uso Terapeutico della Cannabis quindi sono ancora pesantissimi ed in alcuni casi debilitanti per l’individuo.
Il senso di frustrazione induce uno stato di prostrazione che spesso, insieme alla carenza di terapia, porta a forme di dipendenza complesse, all’abbandono della cura, o a rivolgersi al mercato nero, con buona pace del…Legislatore.
Certo, per fortuna, la Natura è provvida. Ed esisterebbe la possibilità di auto-coltivarla la propria cura, quella si reale, naturale e non-virtuale.
Però, a parte l’impegno di vita, la competenza e la dedizione che questo comporterebbe e che non tutti potrebbero permettersi, ecco che il Legislatore, lo stesso che si arrende al fatto che il Diritto di Cura da egli stesso sancito rimane inapplicato, potrebbe presentarsi e avere qualcosa da ridire; rendendo quegli “effetti collaterali sociali” dell’uso terapeutico della cannabis di cui sopra ancora più pesanti se non letali (denunce, procedimenti penali ecc.).
Intanto però magari sarebbe un idea ancora migliore rendere diffusamente operativa nella nostra regione un minimo di formazione di base sulle “nuove”, si fa per dire, prospettive su Sistema Endo-Cannabinoide e Cannabis Terapeutica in Medicina Umana, almeno nelle Unità Ospedaliere di Neurologia, Anestesiologia, Terapia del Dolore …
In modo da rendere un po’ meno virtuale o meglio olografico il contenuto di quel Decreto n.18 del 17-01-2020 della Regione Sicilia sulla Cannabis Terapeutica.
Andiamo Assessore, in fondo non rimane più tanto tempo. Altrimenti poi non rimarranno che gli oppiacei.
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